In passato sull’Etna nevicava di più. Ma la differenza sostanziale sta nel fatto che fino a non molto tempo fa ‘a Muntagna era meta per pochi. La prima strada che collegava Nicolosi alla Casa Cantoniera, sul lato sud, è stata costruita solo negli anni ‘30. Prima, per conquistare il vulcano, si partiva di buon mattino da Catania a dorso di un asino percorrendo una mulattiera, fino ad arrivare al monastero dei Benedettini di Nicolosi (ora sede del Parco dell’Etna) per la sosta. Solo i più determinati continuavano fino ad arrivare alla grotta delle Capre (anni più tardi alla Casa degli inglesi, in località Torre del filosofo), per partire poi di notte verso la cima, dove aspettando l’alba hanno scritto alcuni dei momenti più significativi delle loro vite.
A partire dalla seconda metà del 1700, nel contesto del Grand Tour, molti viaggiatori illustri arrivarono dall’Europa in Sicilia attirati dal fascino dell’arte e la bellezza classica e paesaggistica e, una volta a Catania, moltissimi accolsero il richiamo del vulcano. Alcuni riuscirono ad arrivare in cima, altri, come Goethe, si fermarono prima a causa di condizioni meteorologiche impossibili.
Era il 1787 e Johann Wolfgang von Goethe arrivava in Sicilia per rivivere i miti di Omero. Nel suo “Viaggio in Italia” lascerà testimonianze e riflessioni di una Sicilia che segnerà profondamente tutto il resto della sua vita.
I primi di maggio l’Etna si presentava ancora coperta di neve e Goethe riuscì a stento a raggiungere i Monti Rossi di Nicolosi.
Mi piace immaginarli come deve averli vissuti lui: ancora brulli, dopo poco più di un secolo dall’eruzione che li plasmò, forse molto simili a quelli che oggi migliaia di turisti calpestano, probabilmente in buona parte inconsapevoli, passeggiando sui crateri Silvestri a 2000 metri.
Allora Goethe cavalcava a dorso di un mulo e raccontava della lentezza e la dolcezza inebriante del cambio di vegetazione dal mare alla montagna, del terrore del vento e della tempesta, della maestosità e del rispetto che questa montagna viva ha suscitato in lui.
Intorno alla metà dell’800, in seguito alla costruzione di strade e nuovi alberghi, si inizia a percepire il cambiamento: il ritmo lento dei passi subisce una nuova accelerazione che segna la fine di un’epoca.
Ritmo che sarà destinato ad aumentare vertiginosamente con la costruzione della prima strada, che riduce a un’ora il tempo per raggiungere quota 2000 metri.
Da terra esotica e sconosciuta, la Sicilia diviene una meta gettonata.
Tutto ciò però, ogni tanto, viene ancora fermato dall’imponenza della natura. E non è solo la lava, come sarebbe più facile immaginare. Questa volta la lava ha attirato molti curiosi; la montagna, invece, ha deciso di prendersi una pausa.
Due metri di neve in due giorni hanno bloccato l’accesso alle auto, isolato rifugi, coperto tetti e finestre.
Ed ecco che in un attimo tutto torna a quello che è stato.
Pausa.
Alcuni turisti hanno rinunciato, altri più fortunati sono stati accompagnati alla scoperta degli stessi Monti Rossi che furono la meta di Goethe nel ‘700. Gli intrepidi, invece, quelli che chiamano l’Etna “mamma” o “casa”, hanno indossato ciaspole e pelli sotto gli sci e sono andati a godersi il silenzio, la magia di panorami inconsuetamente morbidi e quell’intimità che solo l’Etna è capace di regalare. Piano. In silenzio. Al ritmo lento dei passi. Per godersi quei momenti che tendiamo a dimenticare perché troppo presi dal ritmo incalzante del presente.
Almeno per qualche giorno.