Quando arrivi quasi non te ne accorgi. E’ come guardare una montagna con delle nuvole a incorniciarne la punta. Poi passano i giorni e inizi a sentirne l’anima. Perché è sì una montagna, nemmeno tra le più grandi che abbiate mai visto, ma è soprattutto un vulcano. Un vulcano gigante.
Così realizzi che quelle lassù non sono nuvole, ma fumo. E che se sono nere non significa che sta arrivando un temporale, ma che c’è stata un’esplosione. Allora cominci a cercarla, la mattina, per vedere come si è svegliata, anche lei. Oppure la sera, in cerca di qualche bagliore.
Magari esci distratto da mille pensieri, o da mille programmi, dal tempo che è sempre troppo poco e dalla vita che ti costringe a correre, che tu sia in vacanza o meno. Così capita che alzi lo sguardo, più o meno inconsciamente, e la cerchi. Allora può succedere che vedi solo nuvole, o solo un color grigio foschia. Ma se capita, e spesso è così, che si mostri in tutta la sua imponenza elegantemente disegnata nel tuo orizzonte, non puoi proprio fare a meno di fermarti un attimo e lasciare che tutto corra intorno a te, a parte tu e Lei.
Che magari lassù ha appena dato spettacolo con una esplosione, e a te rimane solo quel pennacchio nero che ti permette di capire. O che magari è in vena tranquilla, come le signore di un certo tipo degli anni ’30, e fuma la sua sigaretta sottile guardandoti soddisfatta e, forse, anche un po’ maliziosa. Oppure è in versione notturna, come quegli atleti che sanno di essere in perfetta forma, e regala performance pirotecniche, non per tutti, ma che per noi piccoli spettatori sono gioia pura color rosso lava.
Ecco. Questo capita.
Poi arriva il momento di andartene e ti accorgi che manca qualcosa. Una presenza, una figura. Qualcosa che sa di eterno e che ti permette di camminare a un ritmo più naturale, più sano, più sereno.
Anche questo è Etna.